Chi sono

Mi chiamo Emanuele, sono nato nel 1992 ed abito vicino Trento, a pochi passi dalle Dolomiti. Andando subito al sodo per quanto riguarda la mia attività in montagna, per me lo stile è tutto. Considero un'arrampicata senza un buon stile, un'attività fisica completamente insignificante. Il mio desiderio è di scalare le montagne in stile alpino, anche se risulta difficile spiegare cosa davvero vuol dire. Banalmente, si potrebbe riassumere dicendo che affronto le montagne esclusivamente con mezzi leali, rifiutando nella maniera più assoluta non solo trapano e spit, ma anche rifugi, bivacchi preinstallati o corde fisse, sherpa e campi preparati in caso di spedizioni. Ma in realtà questo non cattura per davvero di cosa si tratta, dietro c'è molto di più, un qualcosa di profondo e difficile da spiegare. Più agevole da spiegare, è invece il motivo che mi ha spinto ad optare per questo stile: semplicemente è l'unico modo in cui mi piace arrampicare una montagna, non vi è alcuna retorica sull'etica. E la vita è troppo breve per sprecarla nel fare ciò che non piace ...

La mia idea quando affronto una salita è estremamente semplice: tutto ciò di cui ho bisogno per affrontarla, devo essere in grado di portarlo sulle spalle, dentro lo zaino. Se dovessi aver bisogno di "aiutini" quali funivie, rifugi o altro, vuol dire che è un qualcosa di troppo grande per me e rinuncio. In nessun caso sono disposto a cedere sullo stile, piuttosto lascio la salita ad altri più bravi di me o alla generazioni future. Sul libro No Easy Way di Mick Fowler, ho trovato questa frase, che riassume alla perfezione la mia idea: <<Non solo gli spit danneggiano le montagna e spostano gli equilibri della riuscita, ma mandano un arrogante messaggio del tipo "se io non posso farcela senza barare, allora non ce la farai nemmeno tu" alle generazioni future>>.