Marmolada - Via Vinatzer-Messner.

Circa 1.100 m di sviluppo, VII.

Classica combinata di due vie, fino alla cengia mediana si sale la Vinatzer, per poi trasferirsi sulla variante aperte in solitaria dal grande Reinhold Messner.
Arrampicata piacevole su roccia solida, bellissimi diedri e camini in stile classico sulla Vinatzer, con roccia decisamente verticale, poi sulla Messner la parete appoggia, regalando una scalata in tipico stile "marmoladesco" su placche a buchetti e rigole.
Via da non sottovalutare, lungo la Vinatzer si incontrano difficoltà quasi mai inferiori al sesto grado, dove spicca un bellissimo tiro su diedro svaso di VII(6b+).

Salita effettuata il 15 e 16 luglio 2016 con Daniele Pasqualetto, arrampicando tutti i tiri in libera, a blocchi di 5-6 tiri a testa, per ridurre le attese in sosta, rese insopportabili del freddo. Abbiamo seguito la relazione di Maurizio Giordani nella guida Marmolada Parete Sud trovandola ottima.

Siamo partiti con l'idea di salire in giornata leggeri e veloci, tutto proseguiva bene nonostante la gelida giornata ventosa, ma due tiri prima della cengia ci ha sorpresi una cascata d'acqua, causata dalla neve depositata in parete e sciolta dal calore del sole. A gran fatica siamo arrivati sulla cengia mediana scalando due tiri su camini totalmente verglassati e sotto una gelida cascata. In realtà scopriamo presto come per l'intera sud della Marmolada scendevano cascate ovunque, dunque eravamo intrappolati sulla cengia, in quanto era impossibile sia proseguire verso l'alto che tornare indietro. Così ad ora di pranzo, con addosso solo una maglietta ed un guscio, ci siamo ritrovati a passare un duro pomeriggio al freddo, in attesa dell'ancor più gelido bivacco. La notte il freddo ha congelato l'acqua, tutto attorno a noi, pareti e cengia, erano coperte di verglas. La mattina presto, prima che il calore del sole tornasse a scatenare l'inferno sciogliendo la neve residua, siamo riusciti a salire la variante Messner come da programma. Io ho tremato dal freddo per 16 ore consecutive, ho smesso solo quando la abbiamo ripreso ad arrampicare. Un'esperienza terribile. 

Peccato che non avevo ancora una macchina fotografica, ma solo un vecchio cellulare ancora a tastiera con cui ho scattato qualche foto.

Il tremendo bivacco nella grotta. Il verglas, ricoprendo la cengia, l'ha resa impercorribile se non assicurati ad una corda che abbiamo fissato per fare i nostri "bisogni" senza rischiare di finire sui ghiaioni